LA
TRAGEDIA DI SUPERGA
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Torino
4 maggio 1949 notte - nebbia, pioggia, vento, silenzio laddove 6
ore fa si è sfracellato l'aeroplano che riportava a Torino la
più bella squadra di calcio d'Italia. Un pallido, rossastro
riverbero illumina ancora palpitando le muraglie della Basilica
di Superga. Un pneumatico dell'apparecchio sta ancora
bruciando, ma la fiamma cede, tra poco sarà completamente buio.
Lo spaventoso disastro è successo alle 17:05. Superga era
avvolta in una fitta nebbia. A 30 metri non si vedeva niente.
Nella sua stanza al primo piano della basilica il cappellano del
tempio, prof. Don Tancredi Ricca stava leggendo. La pioggia, una
impetuosa pioggia quasi da temporale scintillava scrosciano
contro i vetri. Dal silenzio usciva poco a poco un rombo. |
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IL
LUOGO DELLA SCIAGURA |
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Un
aeroplano, pensò don Ricca. Ma ne passano tanti di aeroplani,
un traguardo fra gli aviatori in arrivo. Prima di scendere al
campo aeronautica d'Italia i piloti usano fare un picco sopra la
Basilica, un ultimo giro.
Niente di strano, dunque ... Non è vero! Non è vero! Alcune
ore sono passate prima che i torinesi, diciamo gli italiani,
uscissero a conoscere nella sua selvaggia crudeltà questa
sciagura.
Pare che pochi minuti prima della tragedia il marconista del
campo di Torino in collegamento radio col collega a bordo
dell'apparecchio ha scambiato con lui brevi messaggi. L'aereo -
un 212 Fiat trimotore - gli avrebbe richiesto l'orientamento
comunicando di trovarsi in mezzo a una formazione temporalesca a
2000 metri di quota. Poco dopo l'aeroplano si frantumava contro
il pianterreno di Superga.
Possibile che in così breve tempo, tenendo conto della
visibilità che avrebbe dovuto consigliare prudenza, l'aereo
fosse disceso di quasi 1300 metri? E' sorto così il dubbio che
l'altimetro si sia bloccato e che quindi il pilota, convinto di
essere sempre a una quota notevole, non dubitasse minimamente
del tremendo pericolo a cui andava incontro. C'è qualcuno che
assicura di aver rintracciato il cruscotto e visto il quadrante
dell'altimetro. Secondo questa testimonianza non ancora
controllabile, la lancetta è ferma e punta a quota 2000. Se ciò
fosse vero, sarebbe trovato il motivo principale del disastro.
Dino
Buzzati |
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IL
PUNTO DELLO SCHIANTO |
IL
LUOGO DELLA SCIAGURA |
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Ore 17:03
ultimo messaggio: "Ok. Arriviamo".
Ore 16:45,
campo di volo dell'Aeronautica. La pioggia che ha provocato
danni in tutto il Piemonte scende con raffiche violente, le nubi
incombono basse, cupe. Nella cabina della stazione radio un
silenzio angosciato: si aspettano messaggi da parte dell'aereo
del Torino atteso per le 17:00. Finalmente un tichettio
dell'apparecchio. Il tasto batte: "Siamo sopra Savona.
Voliamo di sotto delle nubi, 2000 metri, fra 20 minuti saremo a
Torino". La notizia giunge al bar vicino, dove tutti
brindano. Il tasto riprende a battere: "__.__..__"
VUole il rilevamento radiogonometrico. E' un'operazione
semplice. Piton ci mette pochi secondi "QSM 280°".
Alle 17:02 la
richiesta del bollettino metereologico: "Nebulosità
intensa, raffiche di pioggia, visibilità scarsa, nubi 500
metri"
Ore 17:03. L'aereo trasmette: "Ricevuto, sta bene, grazie mille".
E' l'ultimo
messaggio. |
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